giovedì 3 luglio 2014

FENUCCI : "RIPARTIRE DALLE SCUOLE..."





(Il Messaggero,Caputi)
È il momento di cambiare, il calcio italiano deve cogliere questa opportunità dopo il tracollo della Nazionale?
"La crisi era presente già da diversi anni. Non è una competizione come il Mondiale a certificarla".

Quindi?
"Va ripensato il progetto sportivo. Noi dirigenti abbiamo una grande responsabilità poiché gestiamo un patrimonio rappresentato dai sentimenti dei tifosi. La Nazionale in questo è un veicolo importante. Le difficoltà sono evidenziate dai numeri, basta pensare ai fatturati delle società, alle condizioni degli stadi, all’inadeguatezza del processo di formazione dei giovani e alla difficoltà nel reperire risorse economiche".

A proposito di formazione: facciamo fatica a produrre talenti.
"Dobbiamo fare investimenti sull’attività di base. Abbiamo circa 650 mila tesserati nell’attività giovanile che giocano a pallone molto meno di 20 anni fa. Si è perso il calcio destrutturato, quello che si faceva per strada e negli oratori".

Cosa si potrebbe fare allora?
"La Federazione e le Leghe, d’accordo con il Coni, dovrebbero pensare a investimenti nelle scuole per riattivare l’attività di base".

E i settori giovanili?
"Dobbiamo chiederci se le risorse siano sufficienti o adatte. Spesso le strutture, i sistemi di allenamento e gli allenatori non sono all’altezza. Sui tecnici delle giovanili le società devono fare uno sforzo, dare maggiore dignità a quel ruolo migliorando il percorso economico e professionale".

È così importante la riforma dei campionati? "Ridurre il numero delle squadre e conseguentemente delle retrocessioni vorrebbe dire elevare il livello della competizione e normalizzare l’andamento economico delle società. In sostanza rendere questo meno legato a quello sportivo come accade ora. Le distanze dei ricavi tra Serie A e B è tale che retrocedere può essere l’anticamera del fallimento. Solo con minor squadre si può pensare a un vero paracadute per chi retrocede. Da noi, attualmente, è di un anno, in Inghilterra di 4. Una differenza notevole. Questo anche per la natura struttura proprietaria dei nostri club".
Da noi gli stadi di proprietà sono ancora lontani.. "In attesa di costruire o ristrutturare gli impianti possiamo migliorare l’attenzione verso il tifoso e quindi l’ambiente in cui si svolgono le partite. Penso ai settori per le famiglie, ai villaggi intorno allo stadio, a forme di intrattenimento e alla riduzione dei prezzi in alcuni settori. Migliorando l’ambiente diamo anche una risposta culturale alla violenza. Dobbiamo creare un atmosfera di gioia e non un mordi e fuggi della partita".

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