Roma-Bologna"Lo
scorso anno facevamo un bel calcio per 10 minuti, ma poi ci spegnevamo.
Io a Roma-Bologna dell'anno scorso non avevo giocato, poteva finire 3-0
il primo tempo. Di quest'anno è importante anche analizzare la partita
oltre quei 30 minuti di intensità nel primo tempo. La gestione
tranquilla della partita".
Sul salvataggio al derby
"Importante per noi, per la classifica, per i tifosi, per il morale. In 10 contro 11, un derby che vincevamo, sono contento di aver salvato quel gol. Magari tirava fuori, per una volta diceva bene a noi".
"Importante per noi, per la classifica, per i tifosi, per il morale. In 10 contro 11, un derby che vincevamo, sono contento di aver salvato quel gol. Magari tirava fuori, per una volta diceva bene a noi".
Su Garcia.
"I vecchi avevano bisogno di riscatto, volevano riscattarsi e ripartire da zero, cambiare registro. In questo è statao aiutato Garcia nella gestione del gruppo. Ma lui ci mette lealtà: mai sopra le righe, molto semplice, normale. La prima volta ho parlato con lui al telefono, ero ancora in vacanza, per gestire bene i giorni di vacanza. L’ho visto anche lì molto disponibile, credevo e sentivo che lui mi vedesse come un giocatore suo, mentre tutto il mondo stava dicendo il contrario, cosa che poi non era vera. Però, se leggevi i giornali in quei giorni, se leggevi i siti, mi davano per fatto. Intanto, mi davano in qualche città esotica, da qualche parte a firmare chissà quale contratto, mentre lui mi ha trattato come un giocatore suo, un giocatore che, come poi è successo, sarebbe rimasto con lui. Quindi, oltre alla grande disponibilità, mi è piaciuto subito quello, il senso di “appartenenza” o, comunque sia, subito a parlare del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme".
"I vecchi avevano bisogno di riscatto, volevano riscattarsi e ripartire da zero, cambiare registro. In questo è statao aiutato Garcia nella gestione del gruppo. Ma lui ci mette lealtà: mai sopra le righe, molto semplice, normale. La prima volta ho parlato con lui al telefono, ero ancora in vacanza, per gestire bene i giorni di vacanza. L’ho visto anche lì molto disponibile, credevo e sentivo che lui mi vedesse come un giocatore suo, mentre tutto il mondo stava dicendo il contrario, cosa che poi non era vera. Però, se leggevi i giornali in quei giorni, se leggevi i siti, mi davano per fatto. Intanto, mi davano in qualche città esotica, da qualche parte a firmare chissà quale contratto, mentre lui mi ha trattato come un giocatore suo, un giocatore che, come poi è successo, sarebbe rimasto con lui. Quindi, oltre alla grande disponibilità, mi è piaciuto subito quello, il senso di “appartenenza” o, comunque sia, subito a parlare del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme".
Come hai convinto Garcia a correre sotto la curva? "Lui
è molto partecipe alle nostre vittorie. Lui sta creando questa cosa
così bella, è giusto che andasse da loro. E' giusto contenersi, come
abbiamo fatto noi: non serve eccedere, come quando si perde. Con
contegno e discrezione abbiamo festeggiato tutti insieme".
Addio Roma?
"Si è parlato molto questa estate; quest’anno, quando ho parlato con il mister, quando ho parlato con la società, dato che mi piace essere sempre chiaro, per la prima volta gli ho detto che avrei voluto ascoltare eventuali offerte, vederle, valutarle, mentre negli anni addietro avevo sempre respinto ogni offerta ancor prima di ascoltarla, molto decisamente. Quest’anno sentivo che poteva essere l’anno giusto nel quale cambiare o nel quale provare a sentire quello che veniva fuori altrove, perché l’altro anno le cose, lo sapete meglio di me, non sono andate bene e io le cose voglio che vadano bene per me e non dico soprattutto ma quasi soprattutto, per la Roma. Essere un giocatore della Roma e non fare felici i tifosi, non fare felice la Roma, non mettere tutti d’accordo, come quasi sempre è stato , per me era un peso abbastanza schiacciante. C’erano tante cose che non andavano ma, forse, ce n’era una ancora più grande, che non andava bene a me: non potevo pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma fosse quella. Quella era la cosa che non riuscivo a mandare giù, mi potevo immaginare in qualsiasi squadra del mondo, ad alzare qualsiasi trofeo, ma pensare che io avevo giocato l’ultima partita con la maglia della Roma in un derby perso in finale era la fine di una delle, non so, storie d’amore tra un calciatore e una squadra più grandi che io conosca ed era la fine sbagliata, insomma".
"Si è parlato molto questa estate; quest’anno, quando ho parlato con il mister, quando ho parlato con la società, dato che mi piace essere sempre chiaro, per la prima volta gli ho detto che avrei voluto ascoltare eventuali offerte, vederle, valutarle, mentre negli anni addietro avevo sempre respinto ogni offerta ancor prima di ascoltarla, molto decisamente. Quest’anno sentivo che poteva essere l’anno giusto nel quale cambiare o nel quale provare a sentire quello che veniva fuori altrove, perché l’altro anno le cose, lo sapete meglio di me, non sono andate bene e io le cose voglio che vadano bene per me e non dico soprattutto ma quasi soprattutto, per la Roma. Essere un giocatore della Roma e non fare felici i tifosi, non fare felice la Roma, non mettere tutti d’accordo, come quasi sempre è stato , per me era un peso abbastanza schiacciante. C’erano tante cose che non andavano ma, forse, ce n’era una ancora più grande, che non andava bene a me: non potevo pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma fosse quella. Quella era la cosa che non riuscivo a mandare giù, mi potevo immaginare in qualsiasi squadra del mondo, ad alzare qualsiasi trofeo, ma pensare che io avevo giocato l’ultima partita con la maglia della Roma in un derby perso in finale era la fine di una delle, non so, storie d’amore tra un calciatore e una squadra più grandi che io conosca ed era la fine sbagliata, insomma".
Capitan Futuro? "Un
soprannome che non mi ha mai fatto impazzire dalla prima volta che l'ho
sentito. Ormai lo senti anche per strada. Lo mettiamo da parte, è un
orgoglio essere il vice capitano della Roma. Hai
Totti davanti, sai che puoi essere qualcosa in meno. Pensare che
subentrerò a lui quando non ci sarà più non è una cosa piacevole. Per
me, per lui e soprattutto per i romanisti. Non è una cosa che vivo con
ansia. Nessuno farà la festa dicendo 'Evviva, De Rossi è diventato il
capitano'. Saranno tutto abbastanza dispiaciuti perché la storia, il
giocatore più forte della storia della Roma, smetterà di giocare. Non ho
questa ansia. Mi vedo riconosciuto dai miei compagni come un giocatore
importante come un loro amico, una persona per bene. Anche i tifosi mi
vedono come un simbolo di questa squadra e non c'è bisogno di avere una
fascia al braccio per essere più felice".
Sul razzismo."Il
razzismo è una cosa odiosa, ma quanti di quelli che fanno un coro
razzista sono veramente razzisti e quanti lo fanno solo per offendere un
giocatore, per ignoranza, magari solo per farsi una risata su una cosa
che non fa ridere. E' più ignoranza che razzismo vero e proprio.
L'ignoranza non finirà mai, così come il razzismo, ma negli stadi credo
si tratti proprio di questo".
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