sabato 29 giugno 2013

IL DELIRIO DI PALLOTTA !

ILTEMPO.IT - Ecco la versione integrale dell’intevista rilasciata dal numero uno giallorosso James Pallotta qualche giorno addietro. Il presidente della Roma entra nel dettaglio sul futuro, promette un colpo di mercato e congeda definitivamete la gestione Baldini. Parte dal nuovo arrivato Garcia. «Sono presidente solo dall'agosto scorso ed è la prima volta che scelgo un'allenatore per la Roma. Non ero coinvolto con la scelta di Luis Enrique, Zeman. Garcia? L’ho incontrato Rudi proprio qui a New York e subito mi ha dato un'ottima impressione. Spero di poter costruire un rapporto che duri almeno un decennio con Rudi: mi ha colpito subito. E' un tipo molto silenzioso e incredilmente carismatico, mi ha ricordato subito altri allenatori importanti. Credo che ai giocatori piacerà molto, perché credo sia un tecnico che si concentrerà molto su di loro. Lavora bene con i giovani, capisce che molti di loro hanno 18-19 anni ed è la prima volta in una grande città come Roma, in Italia o semplicemente lontani da casa dunque dovrà anche svolgere un lavoro da mentore».
Il bilancio della stagione appena conclusa non può essere che disastroso e per una volta il numero uno della Roma non fa prigionieri ma pensa già al futuro. «Quando la gente inizierà a conoscermi scoprirà che io sono l'uomo più competitivo che esiste al mondo. Non prendo le sconfitte in maniera leggera e di tutto sono molto critico nei miei confronti. Lo scorso campionato ci sono stati molti segnali positivi, abbiamo molti giocatori forti. Abbiamo battuto tutte le squadre di vertice ma purtroppo abbiamo giocato male contro squadre di medio-bassa classifica, questo ci ha fatto perdere un posto in Champions League. Credo che questo sia stato un problema di leadership, sta gia' cambiando, e speriamo di risolverlo con l'arrivo di Rudi».
Recrimina. «Se avessimo battuto la Lazio in finale di Coppa Italia, in questo momento tutti saremo piu' che felici, ma quando abbiamo perso 1-0 tutto ad un tratto sembrava come se il mondo fosse finito per sempre. Per un gol, tutto questo solo per un gol o una partita... mi ha lasciato senza parole». Una Roma per un altro anno senza Europa non lo fa stare sereno. «La sconfitta mi ha fatto realizzare che andavano fatti dei cambiamenti il prima possibile per poter tornare ad essere una squadra da scudetto nei prossimi anni».

Il futuro non può non passare per il mercato. «Siamo nel mezzo delle trattative. Walter e Rudi sono venuti da me ed abbiamo parlato a lungo di calciomercato. Abbiamo una lista di giocatori che sappiamo di voler vendere ed altri che sappiamo che saranno un'aiuto alla Roma. Non posso entrare nei dettagli. L'ultima volta che abbiamo pubblicamente menzionato un giocatore, tutti hanno interpretato come se fosse gia' stato venduto. Ma credo che avremo una buona sorpresa con un giocatore, siamo in trattativa adesso... però non posso fare nomi».
Su De Rossi: «Daniele e' eccezionale. Adoro quando gioca, sta sicuramente giocando bene con la nazionale. Non posso dirti se rimane o meno, preferirei averlo in squadra: ha avuto molti piccoli infortuni che hanno influito sul suo campionato. Lui stesso direbbe che non ha avuto la miglior annata, che non ha giocato come gli piace giocare. E credo che questo abbia a che fare soprattutto con un problema di leadership nella squadra. Credo che Daniele sia stato infortunato molto di piu' di quanto il pubblico si renda conto: vedremo. Tutti i giocatori sono sempre sul mercato, lo stesso vale per i miei Celtics». Torna sul colpo a sorpresa. «Abbiamo tanti giovani calciatori e ci vorrà tempo. Ci stiamo lavorando e ci saranno delle novita'. Presto ma non posso fare nomi».

Capitolo Totti. «Sara' per sempre parte della Roma, vogliamo che rimanga alla AS Roma in qualche tipo di ruolo. Giochera' sicuramente almeno un'altro anno, forse due: questa e' una cosa di cui stiamo parlando adesso con lui. La cosa interessante, e' che Totti e' un "mostro", per quanto riguarda la sua eta', per le sue abilita' ed il modo in cui riesce ancora a giocare».
Giocatore che non fatica ad accostare a Kevin Garnette dei Celtics. «Quando gli diciamo di fare una pausa negli allenamenti, invece di fermarsi inizia a fare sprint. Totti giochera' fino a 40 anni? Questo non lo so, non ho idea se lui ha intenzione di giocare fino a 40 anni : sicuramente vuol giocare un'altro anno o due, ma non ha mai accennato di voler giocare fino a 40 anni. Poi inizieranno a chiedermi se giochera' fino a 50 anni (ride...)».

Sulle indagini della Guardia di Finanza. «Ho solo letto il titolo del giornale, non conosco ancora i dettagli. L'unica cosa che so per certo, da quello che ho sentito dal mio staff e' che noi non abbiamo niente a che fare con questa vicenda... a parte questo non ho altro da aggiungere a proposito».
Chiusura sulla Sensi
. «Non ho capito perche' lei abbia pensato che io abbia fatto commenti negativi su lei o suo padre, o sulla sua famiglia. Io ho commentato il branding o social medial: non c'entrano con il passato. I tempi cambiano, la tecnologia ha fatto passi enormi, l'uso della tecnologia e social media: e' il nostro approccio alla tecnologia e social media, ma non c'entrava niente con la sua famiglia. Erano amati e hanno gestito la squadra benissimo, ho solo "love" nei confronti della sua famiglia».

venerdì 28 giugno 2013

AS ROMA : MOVIMENTI !

Non sono i nomi che sognavano i tifosi ad un mese dalla sconfitta del derby, tuttavia qualcosa si muove..
In queste ore Roma e Genoa stanno perfezionando lo scambio Borriello e Gilardino, uno scambio alla pari che dovrebbe accontentare entrambi i club.
Questo è il riassunto della frenetica giornata giallorossa...


RAFAEL : La società azzurra ha fatto passi avanti col giocatore, ormai praticamente convinto di andare e giocarsi il posto inizialmente con De Sanctis. La Roma al momento è in ritardo, il Napoli invece adesso sta spingendo sperando di chiudere nelle prossime ore o comunque nei prossimi giorni. E poi si troverà anche l’accordo col Santos, ma col club brasiliano non ci sono problemi. Rafael si avvicina al Napoli.

Ore 15:56 – La Roma punta su un paio di elementi del Palermo. Lo conferma il DG dei rosanero Giorgio Perinetti
Ore 11:00 – Sabatini segue un giovanissimo calciatore del Lecce: Francesco di Mariano, centrocampista offensivo classe 1996.
Ore 10:20 – Dall’Inghilterra si parla di un interesse del Manchester City per Pablo Osvaldo. 

Ore 9:20 - Rafael torna ad essere un obiettivo concreto per la porta giallorossa.

Ore 8:50 – Pablo Osvaldo potrebbe accettare la destinazione Southampton. Alla Roma 20 milioni 
Ore 8:10 – La Sampdoria avrebbe chiesto informazioni su Torosidis.
Ore 8:00 – Ieri cena tra Sabatini e Preziosi, sul menù il possibile scambio tra Gilardino e Borriello

Ore 7:30 – Per la porta si parla di un sondaggio per Mariano Andujar, estremo difensore del Catania.  FONTE- FORZAROMA.INFO

giovedì 27 giugno 2013

AS ROMA : UN SOLO ACQUISTO...

El cote Anjel!, tornato alla base dopo un anno da dimenticare.
La sensazione forte ,che abbiamo in questo momento, vede la Roma al palo per motivi economici.
Quindi :cedere per poter acquistare!


Intanto, il presidente della Roma James Pallotta ha parlato ai microfoni di RaiSport1 in una intervista mandata in onda all’interno del notiziario sportivo. Ecco le sue parole:
Riguardo lo scandalo dell’evasione fiscale in Serie A.
L’unica cosa che so per certa da quello che mi ha assicurato il mio staff, è che noi non abbiamo niente a che fare con questa vicenda.


Su Garcia
L’ho incontrato qui a New York e dopo un’ora ho capito che era l’allenatore giusto, che sarebbe rimasto a lungo.



Sulla cessione di De Rossi.
Vedremo. Tutti i giocatori sono sempre sul mercato. Vale lo stesso con i miei Celtics.


Su Totti.
Farà sempre parte della Roma. Vogliamo che rimanga comunque alla Roma, giocherà sicuramente un altro anno o due. E’ una cosa che dobbiamo capire con lui direttamente. Non so se ha intenzione di giocare fino a quaranta anni. Poi comincerete a chiedermi se giocherà fino ai cinquanta.


Le parole di Michael Bradley
Sono molto emozionato, tutta la città lo stava aspettando non vedo l’ora di iniziare a lavorare con lui.

martedì 25 giugno 2013

LA MEMORIA DELLA SENSI....

Premetto che non ho apprezzato le parole del presidente Pallotta. Ciò nonostante, avrei gradito il silenzio della Dottoressa Sensi circa il pensiero dell'attuale numero uno giallorosso.
La dottoressa Sensi commette un errore(consapevolmente?)clamoroso..paragonando 18 anni di gestione Sensi con i due (disastrosi) a stelle a strisce.
Ritengo che sia poco onesto, intellettualmente parlando, visto che il primo trionfo familiare giunse all'ottavo tentativo.

CSS - L'ex presidente della As Roma Rosella Sensi è intervenuta all'interno della trasmissione radiofonica "Te la do io Tokyo". Queste le sue parole: “Vorrei salutare il presidente e conoscerlo per raccontargli 18 anni di Roma. Ai nostri tempi non c’erano ancora i Social Network, ma a lui posso dire che mio padre Franco ha messo in pedi la piattaforma Stream. Noi ci siamo più dedicati alla parte tecnica ed i risultati si sono in gran parte visti. Auguro a Pallotta di riportare la Roma a qui livelli di risultato e di appartenenza, e questo lo dico come semplice tifosa della Roma”
“La curva? Non è quella che conoscevo io. Il presidente della Roma deve essere in grado di subire a volte, anche gli insulti. Deve fare da ombrello alla squadra, recepire le sensazioni dei tifosi sparsi per il mondo. Vedere quella curva mi lì viene tristezza, la preferivo quando mi insultavano. Non sto incitando all’insulto, però una curva che esulta e che si arrabbia fa parte del tifo romanista”

“Mai schiavi del risultato? Mio padre era schiavo del risultato, quando si perdeva, la sera non si cenava. Quando si è tifosi si è un po’ dipendenti dal risultato. Che si parli di Franco Sensi che non ha fatto nulla e non aveva rapporto con i tifosi mi dispiace perchè lui era lì, in mezzo ai tifosi ed era un grande tifoso. Perchè si dicono queste cose? Non giovano al presidente Pallotta”.

lunedì 24 giugno 2013

IL PALLOTTA FRUSTRATO..

FINANCIAL TIMES - Mentre i tifosi giallorossi stanno ancora digerendo la sconfitta contro la Lazio, vincitori della sesta Coppa Italia con un piede nella Europa League, c'è chi sta studiando per la AS Roma un futuro redditizio e dal respiro europeo. L'architetto di tale impresa è James Pallotta, determinato a portare nel club calcistico di cui è presidente una gestione e una strategia del marchio tipicamente americana. D'altra parte Pallotta non è che un hedge fund manager che da Boston, dove il suo Raptor Group controlla la maggioranza della squadra, guarda alla Capitale come punto di partenza di un futuro di successi.
La sfida non è affatto facile innanzi tutto perché la Serie A è una delle top league europee meno redditizia. Ci sono poi state le difficoltà a trovare un allenatore (in panchina siede ora il francese Rudi Garcia) a cui si aggiunge l'imminente ritirata, dopo 20 anni di carriera, del "capitano simbolico e capace di mettere a segno un numero record di goal" Francesco Totti, 36 anni. Il quotidiano finanziario inglese non manca di ricordare la piaga razzista e di violenza nata da un "piccolo numero degli irriducibili fan ultrà".
"E' stato un anno frustrante. Sono decisamente insoddisfatto", ha dichiarato Pallotta dopo che la Roma è arrivata al sesto posto nella Serie A, un gradino meglio della stagione precedente. "Abbiamo sconfitto tutti i migliori team: la Juventus, abbiamo distrutto il Milan, la Fiorentina e battuto tre volte l'Inter. Ma è assurdo il modo in cui abbiamo giocato contro le squadre dalla metà in giù. Abbiamo molti nuovi giocatori. Ci vorrà tempo".
Cruciale per le ambizioni finanziarie della Roma sarà il ricalcare l'esempio della Juventus: la costruzione di un nuovo stadio di proprietà, non condiviso con club locali e non osseduto dalle relative municipalità. Il club giallorosso ha individuato la location alle porte della Capitale e conta di depositare il progetto il prossimo mese. Obiettivo: arrivare alla stagione 2016/17 pronti per il debutto sul nuovo campo da gioco. Pensato per ospitare 50.000-60.000 tifosi, il design si ispira al Colosseo. E' questo un esempio di come Pallotta intenda sfruttare il concetto di italianità applicato al calcio. Il target? I milioni di turisti che arrivano a Roma.
"Stiamo facendo di Roma un brand. Le squadre di calcio in Italia sono scambiate sulla base di ricavi e un certo ammontare di ego. Noi non lo abbiamo fato per l'ego", ha continuato Pallotta, spiegando che se il Manchester United vale circa 3,9 miliardi di dollari e la Roma è valutata meno di 200 milioni di dollari, allora "ci sono tante opportunità per colmare quel divario".
"La mia ipotesi è che ci sia un sacco di gente dalle tasche profonde cui piacerebbe avere la Roma", ha affermato il presidente giallorosso aprendo ad un possibile aumento di capitale. Si cercano, infatti, almeno 75 milioni di dollari, ha spiegato Pallotta. Morgan Stanley è l'advisor dell'operazione.
"Le squadre di calcio dovrebbero essere gestite come un business, non come un hobby", ha concluso Pallotta, fornendo dettagli sulle prossime iniziative di marketing. "Stiamo cercando di portare molta professionalità al club usando le migliori esperienze dei team sportivi americani, che su questo fronte battono tutti. Prima del nostro arrivo non c'era social media. Zero. Il precedente padrone [la famiglia Sensi, che nel 2011 ha ceduto il club in perdita a un consorzio americano guidato da Thomas DiBenedetto lasciando Unicredit - la banca esposta ai debiti dei Sensi - con una quota di minoranza che spera di ridurre e un flottante (meno del 15%) quotato a Milano] non ha fatto nulla, figuriamoci Facebook o Twitter. Non c'era alcun sistema di gestione dei fan", ha continuato, lasciando intendere che la Roma punta a costruire un database dei suoi tifosi, capaci di accedere allo stadio senza un biglietto in mano (basta l'uso del telefonino) e con la possibilità di ordinare snack senza nemmeno lasciare la loro poltrona.

Il club, che ha firmato accordi di partnership con Nike e Disney, sta seguendo l'esperienza dei Boston Celtics: gli spettatori utilizzano i cellulari per accedere allo stadio, il

"Le persone ordineranno molto di più se non devono lasciare il loro posto. Speriamo nel nuovo stadio di usare questo tipo di tecnologie". Tecnologia significa anche più controlli di sicurezza. Si andrà a caccia dei fan razzisti attraverso il riconoscimento facciale. D'altra parte il razzismo è già costato alla squadra 50.000 euro.
Secondo la recensione annuale Deloitte, la Roma è scesa quattro posti, in 19 ° posizione tra i top club europei nel 2011/12, con i ricavi totali in calo del 19% a € 115,9 milioni, in gran parte a causa della sua mancata qualificazione per la UEFA Champions League. Entrate commerciali che, comunque, sono cresciute del 6% a € 36,8 milioni.
"Mentre le prospettive future a lungo termine della Roma sembrano migliorare con i piani annunciati per un nuovo sviluppo dello stadio, nel breve periodo, un miglioramento sul campo, che si traduce con la qualificazione in Champions League, è fondamentale al fine di aumentare i ricavi complessivi", ha detto Deloitte.

sabato 22 giugno 2013

AS ROMA : CALMA APPARENTE..

Secondo gli addetti ai lavori la roma, già da Maggio, è molto attiva nel mercato.
Ad oggi, tuttavia, nessuna operazione in entrata è stata conclusa...e non può essere una cosa positiva per una squadra giunta (malinconicamente) al sesto posto.
Vediamo di riassumere la situazione e lo stato delle varie trattative....

IL ROMANISTA (P. A. COLETTI) - «Ci sono numerosi giocatori al Lille e in Francia che potrebbero interessarmi». Rudi Garcia, nella conferenza stampa d’addio a Lille di ieri, ha aperto le porte del mercato francese alla Roma. Giovani, forti e francesi questo l’identikit dei nomi che il nuovo tecnico giallorosso avrebbe indicato a Walter Sabatini per migliorare la rosa giallorossa. In cima alla lista c’è sicuramente Lucas Digne, astro nascente del calcio transalpino. Il terizno sinistro a soli 19 anni è già diventato un pezzo pregiato del mercato. Con Garcia in panchina al Lille nell’ultima stagione ha giocato 44 partite segnando tre gol e da oggi sarà protagonista della Francia, insieme a Pogba, nel Mondiale Under 20 in Turchia. Il prezzo è molto elevato, oscilla tra i 12 e i 15 milioni, e su di lui è in vantaggio il Paris Saint Germain, che dopo aver ufficializzato Blanc come nuovo allenatore punterà molto sul mercato francese per rinforzare la squadra.
Ha un prezzo leggermente più basso e maggiori possibilità di arrivare a Trigoria, Dimitri Payet. Trequartista, 26 anni, miglior assistman della Ligue 1 (13). Anche lui come Digne era un punto fermo del Lille di Rudi Garcia che lo schierava da esterno alto a sinistra. In quel ruolo Payet quest’anno, oltre agli assist, ha segnato ben 12 gol in 38 partite di campionato. Non si porta via da Lille per meno di 12 milioni ma per caratteristiche è un giocatore perfetto per il gioco di Garcia. Piccolo, brevilineo, elegante, con un gran sinistro, abilissimo a sfruttare il gioco di sponda del centravanti. È già nel giro della nazionale francese e sarebbe l’esterno offensivo che manca ai giallorossi. Sempre del Lille è Marko Basa. Non è giovane, ha 30 anni, ma in Francia è considerato il fedelissimo di Rudi Garcia. Il difensore della nazionale Montenegrina faceva il titolare nel 2008 nel Le Mans allenato da Garcia. Una volta che il nuovo tecnicogiallorosso si è seduto sulla panchina del Lille lo ha voluto con sè prelevandolo dal Lokomotiv Mosca. Alto 1 metro e 90, prestante fisicamente, forte di testa è il classico difensore che Garcia vuole abbinare all’altro centrale dai piedi buoni. Il prezzo del cartellino si aggira attorno ai 4 milioni di euro ma l’età potrebbe rappresentare un ostacolo.
Un giovane che il tecnico francese ha allenato a Lille e che porterebbe volentieri a Roma è Idrissa Gueye. Senegalese, centrocampista centrale classe ’89, si può portare via da Lille con 3 milioni di euro. Garcia ieri ha espressamente detto che i giocatori che potrebbe portare a Roma non giocano solo a Lille ma in tutto il campionato francese. Il talento più puro esploso quest’anno in Ligue 1 è una vecchia conoscenza del calcio italiano: Pierre-Emerick Aubameyang. L’attaccante classe ’89, tre giorni fa ha compiuto 24 anni, nell’ultima stagione al Saint Ètienne in 40 partite tra campionato e coppa di Francia ha segnato 21 gol e sfornato 10 assist. Garcia lo ha allenato a Lille nel 2009- 10, ma all’epoca il talento dell’attaccante era troppo acerbo (era solo al suo secondo anno da professionista). Cresciuto nel settore giovanile del Milan ha girovagato la Francia prima di essere riscattato dal Saint Etienne per poco meno di 2 milioni di euro. Oggi per prenderlo ce ne vogliono minimo 15. Richiestissimo in Germania, ma è stato l’Anzhi a farsi sotto per primo con una ricca offerta. Respinta al mittente dal giocatore che da più importanza alla crescita professionale rispetto a un contratto faraonico.
Dal Saint Ètienne la Roma potrebbe prelevare anche Stéphane Ruffier, portiere classe ’86 di grande esperienza. Nel giro della nazionale francese, Ruffiet è il classico portiere che piace a Garcia: imponente fisicamente, reattivo tra i pali, esplosivo, coraggioso nelle uscite. Con 5 milioni la Roma se lo porta a casa. Giovane, francese e forte è anche Sébastien Corchia. Con lui la Roma potrebbe sistemare la fascia destra. Il terzino destro del Sochaux a soli 22 anni vanta già più di 100 presenze in Ligue 1. Già all’età di 18 anni giocava titolare nel Le Mans. È il classico terzino che Rudi Garcia predilige: ottima tecnica individuale, grande corsa, spinge molto, piedi da centrocampista. È un punto fermo dell’Under 21 francese e a breve farà parte della nazionale maggiore. Proprio in vista del Mondiale in Brasile Corchia vorrebbe giocare in un club che possa offrigrli maggiore visibilità e il Sochaux di fornte a un’offerta da 4 milioni di euro non opporrebbe resistenza. Sempre dalla Francia, ma a costo zero, potrebbe arrivare Renato Civelli. Il difensore argentino, ma con passaporto italiano, si è svincolato dal Nizza e potrebbe essere un buon affare per la nuova Roma. Classe ’83, alto 1 metro e 95, nell’ultima stagione ha giocato 33 partite in Ligue 1.


 il Corinthians ha confermato di aver raggiunto un accordo di massima per la vendita del centrocampista brasiliano Paulinho al Tottenham. Il club brasiliano ha accettato un'offerta di 17 milioni di sterline (20 milioni di euro)per il 24enne giocatore, secondo quanto riferisce Uol.
"La situazione e' ben avviata", ha spiegato il direttore sportivo del Corinthians ed ex centrocampista dell'Arsenal Edu. "Siamo d'accordo su alcuni dettagli del trasferimento, quindi non possiamo ancora dire che lascera' il club, ma le trattative sono buone". Paulinho e' stato un giocatore chiave del Corinthians che ha vinto la Coppa Libertadores, la Fifa Club World Cup lo scorso anno. Negli ultimi sei mesi e' stato un punto fermo del Brasile di Luiz Felipe Scolari, giocando sia come centrocampista difensivo che offensivo. Il giocatore e' stato seguito a lungo anche dall'Inter e dalla Roma.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Quindici milioni. Oppure dodici milioni più Verre. Ok, quello è il prezzo giusto per Radja Nainggolan. Ma è anche il prezzo che Roma e Inter non hanno ancora offerto al Cagliari (delle proposte sono arrivate comunque anche dall’estero). Cellino non ha fretta, Roma e Inter invece sì. Al club sardo è stato fatto sapere, vuoi direttamente vuoi indirettamente, che è ferma intenzione di entrambe le società quella di far sì che Nainggolan vesta la maglia giallorossa, oppure quella nerazzurra, già il primo giorno dei rispettivi ritiri.
A Cagliari danno la Roma leggermente avanti. E sono convinti che la prossima settimana Sabatini imprimerà una notevole accelerata alla trattativa. Facciamo il punto. Finora, sia Roma sia Inter hanno offerto tra i 4 e i 6 milioni più due o addirittura tre giocatori come contropartite tecniche. Non ci siamo, dicono a Cagliari. Cellino non intende scendere sotto ai 12 milioni, come conguaglio. Quanto ai calciatori, dell’Inter piace parecchio Bardi, che con l’Under 21 di Mangia si è messo decisamente in mostra durante i recentissimi Europei in Israele. Il suo arrivo, o meglio la richiesta di inserirlo come contropartita, è però condizionato dalla (eventuale) partenza di Agazzi.
Della Roma, il Cagliari stravedeva per Viviani, ceduto però in prestito al Pescara con diritto di riscatto per la comproprietà a favore del club abruzzese e di controriscatto per la Roma. Cellino vorrebbe allora inserire nell’operazione Valerio Verre, la cui prima metà è stata riscattata dal Genoa (l’altra è del Siena). La Roma vorrebbe offrire anche Romagnoli, nel tentativo di alleggerire la parte economica. Il Cagliari però non ne ha bisogno: ha già Rossettini, Ariaudo e ha preso da poco il greco Ikonomou. Ma soprattutto ha ancora Astori. Il centrale è inseguito in particolare dal Milan, ma Cellino lo ha dichiarato incedibile per lo stesso motivo per cui - sono sempre parole del presidente rossoblù - è formalmente incedibile anche Nainggolan. Il giochino è semplice, è logico, il Cagliari punta ad alzare l’asticella e a monetizzare un paio di cessioni grazie alle quali fare il mercato in entrata. Ma perché la Roma è più avanti dell’Inter, per il mediano belga di origini indonesiane? Beh, specialmente per motivi, diciamo così, di ordine politico. Cellino è un alfiere dell’amicizia tra Cagliari e Roma, messa a rischio - secondo lui - dalle scelte sconsiderate - sempre secondo lui - dell’ex dg giallorosso Franco Baldini. Vendere adesso Nainggolan alla Roma potrebbe rappresentare un segnale opposto. Di rinnovati rapporti felici.
E poi c’è il particolare, che poi tanto particolare non è, dei desiderata sardi, delle contropartite che Cellino vorrebbe. Perché se Bardi dipende comunque dalla cessione di Agazzi, la metà di Verre non dipenderebbe da nulla: la Roma è d’accordo. Il punto è che non basta. Sabatini deve aumentare l’offerta, portandola attorno a quella soglia che a Cagliari definiscono «accettabile». Cioè, dodici milioni. Più Verre chiaramente. Salvo sorprese, il ritiro di Riscone comincerà il 12 luglio. Per quella data, Nainggolan potrebbe essere romanista.

venerdì 21 giugno 2013

AS ROMA: ARRIVANO LE CONFERME !

Le mie "fonti" difficilmente sbagliano...ecco infatti come i principali quotidiani sportivi stiano "trattando" la chiusura di due importanti operazioni di mercato...


CORSERA (G. PIACENTINI) - La Roma stringe per Mehdi Benatia e accelera per Radja Nainggolan. Archiviata la questione- allenatore, Walter Sabatini ieri si è potuto dedicare alle tante comproprietà rimaste in sospeso. Solo in apparenza trattative secondarie, perché proprio la definizione di tutte queste operazioni ha potuto dare al direttore sportivo un quadro preciso della rosa e la disponibilità di giovani da inserire in quelle «maggiori». Valerio Verre e Gianluca Caprari, riscattati rispettivamente dal Genoa e dal Pescara, potrebbero entrare nella trattativa per Nainggolan. Per il centrocampista belga del Cagliari, con il quale ha già un accordo di massima, raggiunto attraverso il suo agente Beltrami, Sabatini presenterà una nuova offerta piuttosto articolata: una cifra cash che dovrebbe oscillare tra i 9 e gli 11 milioni, a cui vanno aggiunte le comproprietà di Verre (classe 1994) e Caprari (1993). Un’offerta che dovrebbe accontentare anche il presidente sardo Massimo Cellino, che pochi giorni fa aveva dichiarato il calciatore incedibile.
Nell’operazione potrebbe rientrare anche Alessio Romagnoli (classe 1995), ma la Roma è restia a cederne la metà e prima di privarsene, anche in prestito, vorrebbe avere la certezza di arrivare al difensore croato Tin Jedvaj (altro ’95), intorno al quale ieri si è scatenato un giallo. Quando sembrava tutto fatto, con la Roma che aveva trovato l’accordo con il calciatore, dalla Croazia è rimbalzata la notizia di una richiesta di 8 milioni da parte della Dinamo Zagabria rispetto ai 5 offerti dalla Roma. Fino a quando non arriverà la fumata bianca, è probabile che non si muoverà nemmeno Romagnoli, che interessa anche all’Udinese che vorrebbe inserirlo nella trattativa per Benatia, in stand-by da parecchi giorni. In Friuli finirà quasi certamente solo Nico Lopez.
Ad agitare gli animi ci ha pensato Miralem Pjanic, che ad un sito calcistico bosniaco (www.sport.ba) ha dichiarato di «non sapere ancora quale sarà il suo futuro». Una frase che ha fatto suonare più di un allarme dentro Trigoria, soprattutto perché nelle ultime ore sono uscite nuove voci su un presunto interessamento del Barcellona per il centrocampista. Per quanto riguarda le altre comproprietà, Sabatini ha rinnovato quelle di Pettinari (Crotone) e Bertolacci, lasciando al Genoa la seconda metà di Tachtsidis. Il d.s. ha creato un vero e proprio asse di mercato con il Pescara: per la metà di Caprari, infatti, ha ceduto in comproprietà Piscitella (riscattato dal Genoa) e Politano, oltre ai prestiti (con diritto di riscatto della metà) di Viviani e Frascatore. Il Sassuolo, infine, ha esercitato il diritto di riscatto sulla metà del cartellino di Antei.

 IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Domani sera non ci sarà e non sarà la stessa cosa. Perché Italia-Brasile con o senza De Rossi fa una bella differenza. Per lui, ammonito mercoledì a Recife (e già diffidato) appuntamento alla semifinale della Confederations Cup che l’Italia è già sicura di giocare anche e soprattutto grazie alla sua voglia di reagire a una mezzora in cui di fronte c’era il Giappone ma sembrava che fosse già la Seleçao. Sulle fasce sembrava di vedere Marcelo e Dani Alves e invece erano Uchida e Nagatomo. Un monologo che Daniele, primo tra gli azzurri, ha provato ad interrompere. Prima spendendo un fallo da giallo, poi, anzi soprattutto, con quel gol che ha riaperto la partita. Il suo centro numero 15 in Nazionale. Che è tantissimo per chiunque.
Per un centrocampista è di più, è il massimo. Perché quasi nessun “non attaccante” ha mai segnato di più in maglia azzurra. Quasi perché c’è l’eccezione di Adolfo Baloncieri, che fu grandissimo anche se in un’altra epoca, in un’altro calcio. E molte grandi punte o numeri 10 della storia italiana sono già rimasti dietro Daniele. L’ultimo in ordine di tempo è stato addirittura Gianni Rivera. Il Golden Boy, il calcio degli anni 60 e 70, l’uomo di Italia-Germania 4-3. Dietro anche lui. Davanti, a una sola rete di distanza, ci sono l’ex compagno anche in giallorosso Luca Toni e Gianluca Vialli. Bomber, centravanti, prime punte. Lui no, lui è chiamato ad altri compiti, lui dovrebbe rompere il gioco avversario e ricostruire. Eppure, se non ci fosse stato lui, con ogni probabilità l’Italia avrebbe rimediato una figuraccia contro il Giappone oltre a compromettere il cammino nella Confederations, per quanto questa competizione possa davvero interessare i tifosi.
E invece c’è stata quella inzuccata, piena, tonda, alla De Rossi. Che ha riaperto la sfida, ha ridato vitalità all’Italia. E poi pure il La all’azione del definitvo 4-3 con quel tocco nello spazio per Marchisio. Insomma un De Rossi vitale, magari non stellare, ma comunque il migliore del centrocampo azzurro. Che dovrà saltare "la" partita. Quella col Brasile. Poco male, perché l’Italia è in semifinale e quindi è poco più di un’amichevole. E in amichevole col Brasile De Rossi non solo ci ha giocato, ma gli ha pure segnato. Tre mesi fa esatti, nel primo giorno di primavera. E anche allora fu determinante per dare una scossa dopo l’uno-due della Seleçao.
D’altronde, decisivo in azzurro lo è stato sempre, fin dalla prima volta. Era il 4 settembre del 2004. Daniele aveva appena 21 anni, compiuti pure da poco. Esordio in azzurro e 4 minuti per fare la storia, per raddrizzare la barca azzurra che era già stata colpita dalla Norvegia di Carew. La prima di 15 gemme. Che poi sarebbero 16. Perché c’è quella più importante anche se non fa classifica. Quel rigore calciato a 23 anni da compiere in una finale mondiale dopo che il mondo intero l’aveva etichettato come quello della gomitata a McBride. Buum e "buttace i guanti". Campione del mondo, vice campione d’Europa, bronzo olimpico under 21 e campione d’Europa sempre under 21. Ecco chi è oggi per il mondo Daniele De Rossi, l’uomo dalle 88 presenze in Nazionale maggiore, che arrivando in finale diventerebbero 90. Non potranno essere 91 perché domani sera a Salvador de Bahia non ci sarà. Novantuno, come Del Piero, che supererà presto, e poi le 94 presenze di Facchetti e ancora su su fino alla cima. Perché De Rossi, il romanista più azzurro di sempre, non si ferma 

 IL ROMANISTA (A. F. FERRARI) - La Roma lo ha praticamente preso. C’è un accordo di massima, vanno definiti i dettagli, in pratica le contropartite tecniche. Negli ultimi due anni molti tifosi italiani, in particolare quelli dell’Udinese, lo hanno conosciuto calcisticamente. Ma chi è Mehdi Benatia Che carriera ha fatto? Medi Amine Benatia El Moutaqui nasce il 17 aprile del 1987 a Courcouronnes (in Francia) da padre marocchino e madre algerina. Muove i primi passi da calciatore nell’Evry e nel Créteil (entrambe squadre francesi), prima di entrare nel prestigioso Istituto Nazionale di Calcio di Clairefontaine, un’accademia nazionale specializzata nell’accrescimento e nell’allenamento di giovani e promettenti calciatori francesi (punto di riferimento per gli osservatori di molte squadre come il Manchester United e il Chelsea). Una vera è propria scuola di calcio aperta nel 1988 a 50 km da Parigi. Da questa accademia sono usciti moltissimi professionisti che hanno fatto la storia del calcio francese come Anelka, Gallas e Henry. E altri che forse la faranno come Ben Arfa, Diaby e Obertan. Benatia poi decide di entrare nel settore giovanile dell’Olympique Marsiglia, dove rimane per più di quattro anni. Nel 2006, con lo scopo di fare un po’ di esperienza viene prestato al Tours, dove disputa 29 partite. La stagione successiva, invece, la passa (sempre in prestito) al Lorient, dove però non scende mai in campo a causa di un brutto infortunio al ginocchio che, addirittura, ne mette a rischio la carriera. Tornato al Marsiglia, essendo chiuso, nel giugno del 2008 accetta il trasferimento a titolo definitivo al Clàrmont, club di Ligue 2. Qui, grazie anche alla continuità che riesce a trovare, con le sue brillanti prestazioni attira le attenzioni di molti club europei.
Tra i tanti la spunta l’Udinese. Il club bianconero, infatti, nel gennaio del 2010, per soli 500mila euro lo acquista lasciandolo fino a fine stagione al Clàrmont. Dopo l’esordio in serie A contro l’Inter, alla sesta giornata contro il Cesena (al 92’ minuto) arriva il primo gol in Italia. Rete che tral’altro risulterà decisiva per la vittoria dell’Udinese. Alla fine chiuderà la stagione con 34 presenze e 3 gol. Nella stagione successiva (2011/2012) totalizza 38 presenze e 2 gol. Nell’ultima stagione, conclusasi poche settimane fa, ha invece collezionato solo 19 presenze e 2 gol a causa di numerosi problemi muscolari in particolare nella zona degli adduttori.
Per quanto riguarda la Nazionale, sebbene inizialmente avesse iniziato la carriera nella selezione francese, nel 2005 sceglie di rappresentare il Marocco (paese natale del padre). Con la squadra nordafricana esordisce il 19 novembre 2008 contro lo Zambia. Il 4 giugno del 2011 mette a segno anche la sua prima rete internazionale nella partita contro l’Algeria (paese in cui è nata la madre). La vita privata di Banatia è sempre stata molto tranquilla, all’insegna del rispetto di tutto e tutti. «Sono molto credente - ha confessato nei giorni scorsi il francomarocchino in un’intervista alla Gazzetta dello Sport - prego cinque volte al giorno. Prima dell’alba, a pranzo, nel pomeriggio, al tramonto, prima di dormire. Però non sono rigido con gli orari e non faccio il ramadan. È una cosa personale, ma per me le basi sono rispetto per tutti e pace». È la stessa intervista, peraltro, dove confessa la sua simpatia per i colori giallorossi: «Con l’Udinese sono sempre arrivato davanti alla Lazio. E loro da noi hanno sempre perso». 
Tecnicamente, invece, è un difensore molto duro: nella sue 80 presenze con la maglia bianconera è finito 25 volte sul taccuino dell’arbitro ma può vantarsi di non esser mai stato espulso. Forte fisicamente (1,91 cm per 88 kg), è bravissimo in marcatura e abile sulle palle inattive anche in fase offensiva. Il giocatore è universalmente riconosciuto come uno dei difensori centrali emergenti del nostro campionato. Nella stagione 2010-2011 è stato, inoltre, votato dai tifosi del nostro campionato come miglior difensore della serie A. Sotto il punto di vista caratteriale non ha mai dato problemi e in campo è uno di quei giocatori che “non molla mai”.
Le uniche perplessità sul suo conto nascono dalla sua tenuta fisica: oltre all’infortunio al ginocchi rimediato ad inizio carriera, infatti, nelle ultime stagioni è stato spesso colpito da problemi muscolari. Infortunii non gravi ma comunque fastidiosi e che gli hanno fatto perdere numerose partite. Sicuramente, se Benatia riuscirà a risolvere i guai fisici che lo hanno afflitto quest’anno, la Roma avrà trovato un difensore solido e affidabile per il prossimo campionato. Resta da capire, però, in che tipo di difesa giocherà. Difesa a tre o a quattro? Domanda che si sono posti in molti visto che Benatia è considerato più adatto ad una difesa a tre, dove ricoprirebbe il ruolo di difensore esterno di destra, che a una difesa a quattro. Dubbio che nei giorni scorsi è stato sciolto dal capo degli osservatori dell’Udinese, ed ex giocatore della Roma, Manuel Gerolin: «È un giocatore che può giocare a destra e può fare, se serve, anche il laterale destro – le sue parole a Radio Manà Sport -. Ha giocato ad Udine in una difesa a tre, ma è molto intelligente e si saprebbe adattare bene anche in un’eventuale difesa a quattro».

giovedì 20 giugno 2013

NAINGGOLAN : SORPASSO ROMA!

Il riscatto di Caprari (amato da Cellino) sembrerebbe aver sbloccato ,definitivamente, la trattativa per portare a Roma il forte centrocampista cagliaritano.L'offerta finale è la seguente: 10 milioni di Euro e la metà di Caprari e Verre.Complessivamente l'acquisto sarebbe quantificato in 18 milioni d'euro!!! tanta...tanta roba!

GLI AMERICANI LASCIANO ? ?

Riporto un articolo apparso oggi, giusto per dovere di cronaca.
Non credo assolutamente che possa concretizzarsi uno scenario del genere..


(Il Giornale d’Italia – F.Colosimo) Roma e Lazio sono accomunate, da sempre, dalla rivalità e dalla supremazia. Sportiva, territoriale, ma non solo. Le due squadre della Capitale, oggi, hanno un punto in comune. Entrambe, infatti, potrebbero cambiare proprietà e, quindi, padrone.

Dietro la squadra nata nel 1927, questa volta non c’è Adnan Aref El Quaddumi, un fantomatico petroliere che con la Roma si è fatto solo pubblicità e ci si è riempito la bocca. Ma un costruttore, romano e romanista. Chi sarà mai? Si chiama Luca Parnasi, ha 35 anni, ed è il numero uno di Parsitalia, azienda leader nel settore immobiliare italiano.


Se si pensa ai costruttori della Capitale, protagonisti di quel boom edilizio degli anni ’60 che ancora oggi caratterizza il profilo cittadino, la famiglia Parnasi rientra a pieno titolo nelle cronache che vedono riuniti i Caltagirone, i Toti, i Mezzaroma e gli Scarpellini.


Da mesi a questa parte, il giovane imprenditore è al centro di una delle questioni più importanti legate alla Roma: lo stadio di proprietà. Perché è proprio in uno dei terreni dei Parnasi, a Tor di Valle, che nel 2016 verrà costruito il nuovo Polo.


I primi legami tra Parnasi e la società di Trigoria risalgono al periodo della cessione della Roma alla cordata americana. Già dal febbraio 2011, ovvero prima dell’acquisizione della quota di maggioranza della società (il 60%) da parte di DiBenedetto & co, Parsitalia era in lizza per prelevare la quota che, ancora oggi, rimane nel portafoglio di UniCredit ( il 40%). La questione stadio è importantissima, fondamentale, e Parnasi ha fiutato l’affare. Questo, il nocciolo della questione, questa, la “partita” cruciale.


Il costruttore sta trattando, giorno dopo giorno, con UniCredit. La trattativa è difficile, ma non impossibile. L’istituto di credito, della Roma – anche se non può ammetterlo – non ne può più.
Parnasi però non è abituato a svolgere un ruolo di secondo piano. L’imprenditore, da sempre, ha svolto la parte del protagonista. Per questo motivo, la trattativa con UniCredit è solo il primo passo. Il secondo, quello decisivo, è l’acquisizione di quasi tutto il pacchetto di maggioranza. Pallotta ne è al corrente, e per il momento nicchia. Ma gli insuccessi, e le problematiche di queste stagioni fallimentari, potrebbero convincerlo a desistere e a concentrarsi sullo sport che più ama, il basket.

  La trattativa tra Parnasi e UniCredit è segreta, ma certa. Nessuna conferma al momento, ma è solo questione di tempo.

Dalla Roma passando per la Lazio. Ricordate lo sceicco Khalid Al Shoaibi? L’imprenditore saudita di 49 anni, proprietario del 20% dell’Al Shoaibi Group (il restante 80% è tutto in mano al padre) – società che fattura ogni anno oltre 2 miliardi di euro – che negli scorsi mesi aveva formulato una proposta da 80 milioni di euro per prelevare il 66,692% della società? Ecco, la pista sembra essere ancora calda. Il numero uno dei biancocelesti aveva risposto a quell’offerta con una provocazione: 200 milioni di euro, la richiesta. Esagerata, se pensiamo che la Lazio è un’azienda quotata in borsa dal valore stimato in 24 milioni di euro.


L’imprenditore romano non sembra comunque intenzionato a cedere. La prima squadra della Capitale, infatti, per l’impresario di pulizie, è un bene troppo prezioso. La sua importanza, all’interno della Lega Calcio, è ben nota. Lotito è stato il vero regista “dell’ operazione Beretta-bis”. Lo scorso 28 gennaio, mentre gli altri club si dividevano tra i sostenitori di Abodi e quelli di Simonelli senza mai superare le 11 preferenze (ben lontane da quota 14), Lotito tesseva la tela. In questa maniera Maurizio Beretta l’ha spuntata e Lotito si è preso la carica di consigliere in Figc insieme a Pulvirenti del Catania, facendo pesare l’alleanza con Galliani (Milan) cui è andata la vice-presidenza. Sgambettando sia Agnelli che Moratti, tagliati fuori.

Nella stanza dei bottoni Lotito conta eccome, e questa cosa lo fa sentire importante. Il numero uno dei biancocelesti, anche per questo motivo, non ha intenzione di vendere. Il vulcanico e litigioso presidente ha pronto però il suo paracadute. Lo nasconde, per adesso, ma se la Salernitana dovesse (il prossimo anno) conquistare la promozione in Serie B, potrebbe sicuramente cedere alle avances.

Ciò che è certo, è che economicamente parlando “Lotirchio” (così è soprannominato), non può garantire alla Lazio quello che Agnelli e De Laurentiis assicurano alle loro società. La Lazio ha sì dimostrato che per vincere non c’è bisogno di spendere cifre folli, ma dall’altro canto, grazie alle promesse non mantenute del suo presidente – complice un mercato di riparazione a dir poco deludente – per ben due anni sì è vista sfuggire l’accesso ai preliminari di Champions League. Competizione dalla quale una grande squadra, di questi tempi, non può assolutamente prescindere.
I tifosi chiedono sforzi, sacrifici ed investimenti. Lotito deve garantirli, altrimenti è meglio che si faccia da parte per lasciare strada a chi ha voglia di far

ROMA - JOVETIC : ACCORDO TRA I CLUB MA....





Un colpo in attacco. Sabatini vuole regalarlo a Garcia e, viste le difficoltà dell’operazione Pastore, è tornato sull’obiettivo originario: Jovetic. La Roma promette alla Fiorentina 20 milioni di euro più la comproprietà di Bertolacci (che sarà riscattato dal Genoa) e di Romagnoli, i viola sono sostanzialmente d’accordo ma c’è un grosso ostacolo che complica l’affare: la volontà del giocatore.
Jovetic, infatti, è in parola da mesi con la Juventus. Della Valle non vuole cederlo ad Agnelli, preferirebbe darlo all’estero ma se il montenegrino si convince la Roma ha buone chance di arrivare a dama. L’offerta recapitata a Firenze è subordinata alla cessione di Osvaldo. Sabatini ha trovato una bozza d’intesa per cederlo agli inglesi Southampton disposti a pagarlo circa 20 milioni. Anche in questo caso è stato il giocatore a bloccare l’affare: vuole un club di livello più alto, mentre la Roma spera a di convincerlo.
(Il Tempo)

giovedì 13 giugno 2013

AS ROMA : CHE SFIDA CON L' INTER !








Inter e Roma si sfidano per Nainggolan. I nerazzurri hanno provato lo scatto avanti, incontrando Cellino al Principe Di Savoia. Il presidente del Cagliari è uscito dall’hotel limitandosi a dire che è stato “un incontro in generale, una piacevole chiacchierata”.
L’agente di Nainggolan è all’Hilton, oggi non è ancora stato chiamato dall’Inter. Ma aspetta una chiamata dalla Roma, appena Sabatini tornerà in Italia. E’ possibile già in serata un incontro con la Roma, che al momento resta in vantaggio. L’Inter però si è inserita in modo importante.

(gianlucadimarzio.com)

martedì 11 giugno 2013

AS ROMA: PROGETTO NUMERO TRE...

Questo è probabilmente ancora più affascinante degli altri due...se nel primo(allucinante) biennio si era"rischiato", in questa terza era si sta "osando"e sfidando l'impossibile..
Ci si affida ad un allenatore che definire "misterioso" è riduttivo, e si ritorna al mercato fascinoso e di "stecca"Sabatiniano.Spazio, dunque, a pipponi e sconosciuti vari..tanto la formazione la fa il "Saba"...e Garcia?? beh lui, a quanto si dice, spetterà il compito di segnalare (e portare) qualche PIPPA DE ORO dal suo "REAL LILLE"...

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Potrebbe essere il segnale dei tempi che cambiano. Intendiamoci, vale sempre il principio che il potere è delegato ai manager e la proprietà americana li lascia fare, per poi giudicarli a fine stagione. Ma il fatto che James Pallotta abbia convocato a New York il Ceo Italo Zanzi, il ds con poteri assoluti Walter Sabatini e il pontiere tra Boston e Roma, l’avvocato Mauro Baldissoni, ovvero gli uomini di peso della Roma attuale, ha un significato preciso. Pallotta vuole passare dalle parole ai fatti. Vuole far capire alla tifoseria romanista che l’americano c’è e ci sente benissimo. Che Zanzi, Baldissoni e Sabatini hanno piena autonomia ma poi si relazionano con il padrone del vaporetto.
Zanzi è stato il primo a volare in America. Lo ha fatto lo scorso weekend. È il Ceo, il braccio a stelle e strisce di Pallotta a Trigoria e col suo presidente ha affrontato un po’ le tematiche all’ordine del giorno, dallo stadio alla squadra. Poi sono arrivati i rinforzi. Per la Grande Mela si sono imbarcati ieri Baldissoni e Sabatini. Qualcuno lo ha definito un "planning meeting", una specie di tavola rotonda dove si pianifica il presente e il futuro prossimo della società. Pallotta sa, ma vuole sapere ancora di più. Ha bisogno di conoscere i dettagli delle operazioni condotte finora, lo stato di alcune trattative e poi, certo, anche lui deve dire qualcosa. Per esempio, quanto può spendere il club al netto delle cessioni, qualcuna eccellente, come quella di Osvaldo. Il mercato, spiegano a Trigoria, non sarà comunque inferiore al precedente.
Tradotto, la Roma al netto di acquisti e cessioni conta di poter registrare un disavanzo di almeno 20 milioni di euro. Almeno. Tutti discorsi, questi, che riguardano ormai una sola persona: Sabatini. Il ds, che gode della stima di tutto il management (e ce l’aveva anche da parte di Baldini), ha in mano l’intero settore tecnico. Sulla scelta dell’allenatore ci sono stati dei confronti con gli altri massimi dirigenti, ma come accade in qualsiasi altra società. E come accade in qualsiasi altra società, alla fine ha deciso lui, Walter Sabatini. L’architetto di questa terza stagione americana. Con Baldissoni potrebbe essersi discusso invece prevalentemente dello stadio - il progetto sarà presentato al neo sindaco Ignazio Marino tra luglio e agosto - e di altre questioni apparentemente secondarie per un tifoso, eppure fondamentali per i ricavi della Roma, come le prossime partnership.
Dicevamo. Nel viaggio a New York non va letta una rivoluzione, una confroriforma, un ripensamento della strategia aziendale. È più un aggiustamento, una correzione di tiro. Pallotta non avrebbe voluto che Baldini lasciasse, ma il dg gli aveva posto un legittimo aut aut: o conto di più, oppure è inutile che resto. L’addio di Baldini ha determinato inevitabilmente un riassetto interno che ha accresciuto invece altri poteri. Quelli di Sabatini. È da lui che Pallotta vuole sapere come farà a trasformare questa Cenerentola (per i risultati di oggi, non certo per la storia di ieri) in una principessa. Anzi, come prometteva DiBenedetto un paio d’anni fa, in una regina. 

LEGGO (F. BALZANI) - Per Hazard è stato «come un padre», per Gervinho «la svolta della carriera». Di Rudi Garcia, 49 anni, si sa poco ma una cosa è certa: il tecnico di Nemours (un paesino di 13 mila anime nell’Ile de France, l’area metropolitana intorno a Parigi) ama lavorare con i giovani. In 5 anni nel suo Lilla, infatti, sono scoppiate diverse stelle e la più luminosa è proprio Hazard talento del Chelsea allenato per 4 anni da Garcia che lo fece esordire in Ligue 1 a 17 anni. «Hazard non è un diamante, è una miniera», disse il tecnico. Poi l’ivoriano Gervinho voluto proprio da Garcia nel 2009 e poi ceduto all’Arsenal. Alla lista si aggiungono Cabaye (ora al Newcastle), Rami (al Valencia), Sow (22 gol col Fenerbache quest’anno) e Debuchy. Tutti campioni di Francia nel 2011.
Quest’anno, invece, a mettersi in mostra è stato il 19enne Digne che Garcia si porterebbe volentieri a Roma. «Sarebbe un peccato perdere il mister», ha dichiarato ieri il terzino sinistro corteggiato dal Psg. A Trigoria comunque Garcia avrà tanto materiale (la media età rispetto al Lilla è più bassa di un anno). Da Dodò a Marquinhos; da Lamela a Pjanic: la miniera-Trigoria è aperta.

venerdì 7 giugno 2013

ALLENATORE ROMA...."GUAI" LAZIO.....

REPUBBLICA (G. FOSCHINI, M. MENSURATI) - Dopo un anno di tentennamenti, qualcosa si muove sul fronte dimenticato del calcioscommesse. E non tanto perché il procuratore Palazzi ha depositato i 33 deferimenti per il filone relativo a Bari-Treviso e Salernitana- Bari (con l’archiviazione per Ranocchia e con Gillet che rischia fino a 5 anni di squalifica); ma soprattutto perché si è improvvisamente sbloccata l’“inchiesta” sportiva derivante dalle indagini di Cremona, quella per capirsi che riguarda la serie A e in particolare le partite Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011.
E, a quanto pare, l’intenzione della procura è quella di fare un bel po’ di deferimenti - tra questi, quello della Lazio e del suo capitano Stefano Mauri - entro il mese di luglio, per poi procedere rapidamente verso i processi, così da dare una parvenza di regolarità almeno al prossimo campionato. A smuovere il cosiddetto “007 federale” alcuni documenti rilevanti inviati dalla procura di Cremona e raccolti negli ultimi mesi dagli uomini del Servizio centrale operativo della polizia, che continuano a lavorare sul calcioscommesse e che hanno recentemente scoperto che il calcio italiano, due anni dopo l’arresto di Beppe Signori e l’inizio dello scandalo, è messo peggio di prima. Tra questi documenti, c’è, tra l’altro uno schema che ricostruisce analiticamente il flusso di telefonate intercorso la notte prima di Lazio-Genoa (4-2) tra Mauri e quelli che secondo la procura penale sono stati gli altri organizzatori della combine.

Tra mezzanotte e le quattro del mattino - ricostruisce nella sua analisi lo Sco - ci sono circa 150 “contatti consequenziali”. Per fare un esempio: alle 00.21 Gervasoni (Carlo, uomo degli zingari) chiama Zamperini (ex calciatore, secondo l’accusa il contatto con la Lazio). I due chiudono, e immediatamente Zamperini chiama Mauri sulla scheda telefonica “dedicata” in uso al centrocampista e intestata a Samanta Romano, fidanzata di Luca Aureli, titolare di un centro scommesse e amico di Mauri. I due a loro volta chiudono, e Zamperini chiama subito il capo degli Zingari, Ilievsky (che in quei giorni va a Formello, come testimoniano le celle telefoniche che mappano gli spostamenti del suo telefonino). Mentre Mauri si precipita a chiamare il suo amico Aureli. Nel frattempo Ilievsky chiama Singapore, dove c’è Tan Set Eng, cioè Dan, cioè il capo di tutto. E così via, fino all'alba, in un vorticoso giro di telefonate, con il cellulare di Zamperini in costante contatto con quello di Gervasoni, Mauri, Ilievsky e Aureli; quello di Mauri con Aureli e Zamperini; e quello di Ilievsky con Zamperini e Tan Set Eng. Agli atti ci sono anche telefonate tra Zamperini e Gecic (l'altro membro del gruppo degli Zingari, ora agli arresti) e tra Zamperini e Bobo Vieri (i due sono amici).
Il giorno della partita, poi, arrivano le telefonate tra Ilievsky e il gruppo degli ungheresi, altri scommettitori che la settimana successiva andranno a Lecce dove giocherà di nuovo la Lazio. Secondo la versione di Mauri la scheda “dedicata” gli serviva solamente per scommettere sugli altri sport. Secondo gli investigatori, che non hanno mai creduto a questa versione, questa analisi dimostra che la versione è fasulla: anche perché non coinciderebbero nemmeno i tempi di attivazione tra quanto raccontato da Mauri e quanto riscontrato dalla polizia.


IL ROMANISTA (V. META) - Il mistero della panchina si infittisce. Affievolito il ritorno di fiamma con Laurent Blanc, ipotesi comunque non ancora tramontata, i nomi su cui Walter Sabatini sta lavorando restano quelli di Rudi Garcia e di Marcelo Bielsa, con Roberto Mancini sullo sfondo ma non troppo. Nel senso che per portare a Trigoria l’ex tecnico del Manchester City ci vogliono un bel po’ di soldi, e non solo quelli necessari a pagargli l’ingaggio.
Difficile che una decisione venga presa prima di qualche giorno, nonostante le esigenze di programmazione impongano di stringere i tempi perché le scadenze incombono, a cominciare dalla definizione delle comproprietà (c’è tempo fino al 20 giugno), per non parlare del mercato e dell’organizzazione del ritiro a Brunico, dove l’hotel è prenotato dal 14 luglio.

Sabatini, rientrato da Milano due giorni fa, ieri era a Trigoria per fare il punto con il resto della dirigenza, ma le dimissioni di Baldini hanno lasciato tutto o quasi nelle sue mani. Al direttore sportivo Bielsa piace molto, e non da oggi visto che l’ex Athletic Bilbao era stato contattato dalla Roma già un anno fa. Non se ne fece niente, anche perché le richieste economiche dell’argentino erano piuttosto esose, ma a Sabatini il pallino è rimasto e adesso che Bielsa è disoccupato l’idea di metterlo alla guida della Roma è qualcosa più di una suggestione.

L’allenatore ha modi che per certi aspetti ricordano molto quelli del ds ed è bravo a tirare fuori il meglio dai gruppi che gli mettono a disposizione anche quando non sono pieni di campioni
(e da questo punto di vista, la Roma sarebbe probabilmente la squadra con più talento che abbia avuto in mano, nazionale argentina a parte). Difficile che accetti un ingaggio per meno di quattro milioni di euro, ma se si considerano anche i bonus questa è più o meno la stessa cifra che era stata messa nero su bianco nel contratto offerto a Massimiliano Allegri.

Più concreta e più avanti nella trattativa la pista che porta al francese Rudi Garcia, sesto in Ligue1 con il Lille e legato al club da un altro anno di contratto. Il quotidiano francese L’Equipeieri scriveva che il tecnico avrebbe interrotto le vacanze in Marocco già all’inizio della settimana per parlare con la Roma di un possibile trasferimento. Rispetto a Blanc, Garcia gode di una stima maggiore da parte di Sabatini, ma sulle sue tracce ci sono anche gli spagnoli del Malaga. L’allenatore, tuttavia, non ha alcuna intenzione di lasciare il Lille senza intascare la buonuscita, mentre - sempre secondo L’Equipe- il presidente Seydoux spera di cavarsela con una risoluzione che gli consenta di non pagare l’ultimo anno di contratto al tecnico del titolo 2011.

E poi c’è Roberto Mancini, che sembra corrispondere all’identikit del "grande allenatore italiano" di cui a Trigoria parlavano quando le cose con Allegri non procedevano come sperato e ci si cominciava a guardare intorno per trovare un’alternativa. I tifosi sembrano disposti a chiudere un occhio sul suo passato a Formello, più difficile è che sia l’ex numero dieci della Samp a chiuderli tutti e due riguardo all’ingaggio. Il contratto che lo lega al City fino al 2016 parla di quasi sette milioni l’anno, troppi per qualsiasi club italiano. Ma non sarebbe questo l’unico investimento cui la Roma sarebbe costretta ingaggiandolo, visto che Mancini farebbe anche delle richieste piuttosto precise sul mercato in entrata.

In tutto questo, al momento resta sempre da pagare il secondo anno di contratto di Zdenek Zeman, che ieri ha fatto sapere al Pescara di non essere interessato a un ritorno all’Adriatico.


mercoledì 5 giugno 2013

AS ROMA : SLITTA ANCORA L'ANNUNCIO..

(Leggo – F.Balzani) Un’altra giornata in bianco, o meglio in Blanc. Passano i giorni ma la panchina della Roma continua a restare desolatamente vuota e all’orizzonte non sembra più così chiara la figura del tecnico francese. Anche ieri, infatti, Sabatini è tornato da Milano senza alcuna firma e si è preso altre 24 ore per decidere se chiudere o meno con Blanc, tecnico che non fa impazzire il ds ma che appare al momento come unica alternativa credibile.


A Milano Sabatini ha incontrato l’agente del francese, ma – stando a quanto trapela da Trigoria – ha fatto anche altro. Cosa? Mistero. Ma diverse vie portano al nome di Roberto Mancini.

Il suo amico ed ex agente De Giorgis, non smentisce né conferma mentre il tecnico di Jesi avrebbe già mostrato il suo gradimento. Anche la piazza, nonostante il passato laziale del Mancio, non sarebbe contraria. La dirigenza giallorossa oggi terrà un vertice a Trigoria e chiederà in conference call a Pallotta uno sforzo in più. Non tanto i soldi per l’ingaggio di Mancini (basterebbero 4 milioni), ma la promessa di un paio di acquisti importanti (Modric e Nainggolan?) per convincere il tecnico che sta trattando la buonuscita col City. Mancini era già stato contattato da Baldini, ma secondo il dg fino a qualche giorno fa non c’erano i presupposti per arrivare a un allenatore top.

E le difficoltà restano tutt’ora. Per questo la Roma sta tenendo in caldo Blanc che ieri la stampa francese dava con troppa fretta già sulla panchina della Roma. Insieme a lui – sempre secondo i media transalpini – però non arriverebbe Candela (che ha fatto solo da intemediario), ma il vice Gasset e l’ex-centrocampista Boghossian. L’affare si chiuderebbe con un contratto biennale da 2,5 milioni a stagione (compresi i bonus). «So che sono sulla buona strada, sarei felice per Laurent anche se Roma è una piazza particolare», ha dichiarato il ct francese Deschamps che (guarda caso) fu proprio tenuto in stand by due anni fa dalla Roma prima di essere scaricato. Sogno Mancini a parte, restano in piedi le piste Garcia (pallino di Sabatini) e di Colantuono nome che è risultato gradito ai tifosi.
 CORSPORT (G. DOTTO) - La questione è concettualmente bacata alla radice. Aria fritta. Aquile monche. Il tema non è chi sia la prima squadra di Roma, ma se esista davvero un’altra squadra oltre la Roma. Quesito meno tracotante e villano di quanto sembri. E di facile soluzione, senza star lì a pescare nel torbido di quel bordello assolutamente irrilevante che è la Storia (date, prove, testimonianze), per sancire da pedantoni un prima e un dopo. Ciò che fa della Roma non la prima ma l’unica squadra della capitale è sotto gli occhi di tutti. Un’evidenza talmente commovente che fa di me, giuro, cardioromanista irrecuperabile che dalla curva fissava la Madonnina di Monte Mario per istigarla a miracoli sportivi e miracoli tout court (un gol di Colausig, per dirne una), quasi un laziale da riporto sentimentale.
 Il dramma dei presunti cugini è ontologico, prima ancora che storico. Roba seria. La Lazio non esiste. Per meglio dire, non ce la fa a esistere. Ci prova, poverella, le tenta tutte, ma proprio non ci riesce. Negli ultimi quarant’anni ha messo insieme anche cose ammirevoli. Ha vinto scudetti, coppe, derby, l’ultimo pochi giorni fa. Non puoi dirle niente. Fa tutte le sue cose per bene, con calligrafica compostezza. Vince, esulta, si dichiara, va sotto la Nord, dice “Roma merda” e, insomma, fa tutto quello che deve fare una brava ragazza in certe occasioni. Ma non esiste. Le sue vittorie evaporano rapide, come certe bolle colorate soffiate da pischelli che hanno fretta di passare a giochi più divertenti e duraturi. Le sfiori e svaniscono. Ecco, la Lazio è una bolla. Non consiste. O come certe grida manicomiali. Parti, esulti, ti sbracci, ti metti le corone in testa, ti giri e dietro non c’è nessuno. Vittorie e corone immaginarie. (...)
Diciamo la verità. Sfilare tra due ali di biancocelesti plaudenti per Totti e compagni è stata una gogna (un Mishima romano d’altri tempi si sarebbe dato piuttosto un harakiri esemplare) ma se, alla fine, non è stato poi così terribile è perchè a battere quelle mani c’era, schierato, il nulla. La Lazio è una squadra invisibile. Malattia incurabile. E non date la colpa ai media. I media hanno un olfatto infallibile. Vanno dove le cose esistono. La Roma esiste a prescindere. Esiste persino di questi tempi, che è tutto dire. Si sa più di un mancato allenatore romanista, quel grullo di Allegri, che di un allenatore reale, in carne ed ossa come Vladimir Petkovic. (...)
Tutto questo Lotito lo sa. E rosica. Vive tutti i giorni sulla sua pelle la disperante beffa di essere ma non di esistere. Si agita. Fa sforzi sovrumani. S’è inventato una Lotiteide. Se non sono aquile, sono proclami. Lui e Tare, diciamola tutta, magari averceli. Sanano bilanci, scovano giocatori, acchiappano trofei, non sbagliano un allenatore, ma poi si guardano dietro, cercano intorno, e cosa vedono? Un’aquila spelacchiata e il deserto. E una macchia d’irriducibili tifosi. Per lo più inguaribili romanticoni e intellettuali raffinati, che colgono la bellezza assoluta e nichilista del tifare il nulla. Quel dolore sottile, quello spleen stordente della sottrazione. Non a caso, il tifoso laziale si esalta nella disgrazia. Quasi quasi, se rinasco, rinasco laziale.

lunedì 3 giugno 2013

AS ROMA : CHE CONFUSIONE!!!

Baldini è stato messo alla porta....l'allenatore non è arrivato in un tempo considerato "ragionevole" dalla proprietà. In queste ore è previsto un incontro con Blanc...è il francese l'uomo giusto per la polveriera Roma???


RMCSPORT.FR - Crescono le quotazioni di Laurent Blanc, che dopo la conferma di Allegri al Milan è diventato il principale candidato alla panchina della Roma. Dalla Francia filtrano ulteriori particolari: già questa sera, infatti, dovrebbe infatti esserci un primo incontro tra la società giallorossa e gli agenti dell'ex ct della nazionale francese. L'ex giocatore giallorosso Vincent Candela potrebbe essere il suo vice.

domenica 2 giugno 2013

LA DOMENICA GIALLOROSSA

CORSERA (A. COSTA) - Diciamo la verità: la vicenda Allegri ha superato gli argini di ogni più ragionevole forma di sopportazione. Sta diventando una telenovela sempre più attorcigliata su se stessa, che di sicuro non giova all’immagine del Milan e dei suoi attori e la speranza è che stasera, nel summit a tre finalmente convocato ad Arcore, qualcuno ci liberi, in un senso (Allegri resta) o nell’altro (Allegri va alla Roma), dall’incubo di questo tormentone. In questa storia non ha fatto una bella figura Silvio Berlusconi perché, a fronte della cordiale disistima costantemente espressa nei confronti del suo allenatore, si è deciso soltanto ora a invitarlo a cena e a dirgli face to face quello che realmente pensa di lui e che non perde occasione per ribadire, soprattutto ai parlamentari del suo partito («Allegri è un incapace, ha perso due scudetti, ha rinforzato la Juve cedendogli Pirlo », eccetera). Finora il presidente ha fatto come Penelope: ha disfatto quello che Adriano Galliani puntigliosamente aveva costruito ed è sembrato divertirsi un mondo a disdire gli appuntamenti caldeggiati dal suo plenipotenziario.
Una bella figura non la sta facendo neppure il suddetto Galliani perché la sua insistenza nel riproporre la candidatura di Massimiliano Allegri sembra degna di miglior causa. A Berlusconi il tecnico livornese fa venire l’orticaria: continuando a puntare su di lui (Allegri) a dispetto delle chiare scelte di campo presidenziali, l’ad rossonero sta tirando pericolosamente la corda, tanto che nelle ultime ore si sono diffuse voci incontrollate (e che riferiamo per puro dovere di cronaca) circa un suo clamoroso siluramento («Ma io non mi faccio intimidire da nessuno: parlo soltanto con il presidente»). È peraltro lampante come, nell’ottica di Galliani, le pressioni per convincere Berlusconi a ricucire il rapporto di stima con Allegri siano un modo diretto per boicottare la candidatura di Clarence Seedorf alla guida tecnica del Milan.
E, ultimo ma non l’ultimo, non brilla per coerenza neppure Allegri che, dopo essersi proposto alla Roma con la quale ha poi raggiunto un’intesa di massima che lo ha indotto a effettuare telefonate di mercato per conto della stessa, ora — non si comprende come mai vista l’alta considerazione di Berlusconi nei suoi confronti —non disdegnerebbe di rimanere al Milan. Il fatto che questo suo atteggiamento ambiguo gli sia valso la nomination a «maestro del doppiogioco» lo ha indispettito ma se l’etichetta di doppiogiochista non è di suo gradimento, di certo i suoi movimenti e le sue scelte di queste ultime settimane sono stati improntati a una caotica incoerenza che, alla lunga, ha reso giustizia alla definizione coniata per lui da uno dei totem dell’epopea ancelottiana: «Allegri? Come allenatore non è male ma nello spogliatoio è quello che è nella vita: confuso e confusionario». Allegria! 

L ROMANISTA (D. GALLI) - Si allarga a vista d’occhio la macchia dell’antisemitismo. Dopo il derby del 26 maggio, Roma è insozzata da rigurgiti di chiara matrice razzista, muri sporcati da messaggi odiosi, in qualche caso pericolosi come «a morte agli ebrei» oppure «a noi la coppa, a voi la kippah». Per chi si fosse perso le puntate precedenti, il 26 maggio all’Olimpico compare uno striscione in Curva Nord: «La storia è sempre quella, sul petto vuoi la stella». Nonostante certamente la stragrande maggioranza del tifo laziale sia pulita, sia altra cosa, il messaggio è chiaro. È diretto alla tifoseria romanista, la stella è quella di David. Eppure, vuoi perché i sostituti procuratori della Procura federali non sono eccessivamente severi nella relazione che allegano al referto arbitrale, vuoi perché il giudice della Lega non se la sente di punire la Lazio per quella che viene giudicata solo una sensazione degli 007 di Palazzi, fatto sta che non vengono adottati provvedimenti, come avvenuto invece in precedenza per gli ululati di parte della Sud nei confronti di Balotelli. Questione grave viene ritenuta la seconda, come grave è la prima.
Andiamo oltre, però. Da lunedì a Roma accade qualcos’altro. I quartieri nord vengono tappezzati di offese agli ebrei. Cinque squadre dell’Ama stanno lavorando per cancellarle. «Da circa una settimana - spiega il presidente Piergiorgio Benvenuti - i nostri operatori sono all’opera per contrastare questi deprecabili atti di vandalismo che offendono in modo intollerabile la comunità ebraica e il decoro della nostra città. Le operazioni vengono compiute con la preziosissima collaborazione delle forze di polizia, che segnalano la presenza delle scritte alle nostre strutture operative in modo da poter predisporre immediatamente gli interventi di rimozione».
«Le scritte - è il commento invece del sindaco Gianni Alemanno - costituiscono un atto gravissimo, oltraggioso e offensivo nei confronti della comunità ebraica e della sua storia. Un gesto che sicuramente Roma e i suoi cittadini non meritano. Nell’esprimere la più totale solidarietà alla comunità ebraica romana, mi auguro che le forze dell’ordine riescano a individuare quanto prima gli autori di questi gesti insulsi e odiosi, che nulla hanno a che fare con la vera passione sportiva». Dello stesso tenore le parole del presidente della Regione, Nicola Zingaretti: «È l’ennesima ferita che offende non solo la comunità ebraica, ma l’intera città. Questo fenomeno non va sottovalutato, perché è sintomo di una malattia che evidentemente cova nella nostra società».
 (Il Romanista – A. F. Ferrari) Non solo l’allenatore. Sono giorni caldi quelli che sta vivendo Walter Sabatini a Milano. Il ds giallorosso, infatti, oltre ad occuparsi della questione Allegri, si sta muovendo sul fronte mercato: sta pianificando l’imminente campagna acquisti/cessioni e, in alcuni casi, chiudendo delle operazioni.


Già chiusa quella che riguarda il portiere del Santos, Rafael. Il giovane brasiliano, infatti, sta solo aspettando la chiamata per imbarcarsi suun volo destinazione Roma. Chiuse anche le operazioni Stekelenburg Fulham e Osvaldo-Atletico Madrid. L’olandese è vicinissimo al Fulham: la prossima settimana,infatti, dovrebbe sostenere le visite mediche, alla Roma andranno 3 milioni e mezzo disterline. L’attaccante, invece, ormai da tempo è un giocatore dell’Atletico Madrid. Alla Roma andranno 20 milioni (4 in più di quanto la Roma lo aveva pagato nell’estate del 2011) dei circa 60 che il club spagnolo ha incassato dalla cessione (ufficializzata venerdì) di Falcao al Monaco. L’italoargentino, infatti, è stato individuato da Simeone come il sostituto ideale del colombiano.
Definite in uscita anche le situazioni di Piris e Goicoechea che non saranno riscattati.Entrambi, salvo sorprese, faranno ritorno al San Paolo, il primo, e al Danubio, ilsecondo. Da definire, invece, le comproprietà: Tachtsidis (in comproprietà con il Genoa)il prossimo anno dovrebbe vestire la maglia rossoblù in compagnia di Bertolacci.Probabile, infatti, la conferma della comproprietà del centrocampista romano tra la Roma e il club di Preziosi, con i diritti sportivi in favore dei rossoblù. Per quanto riguardaBorriello, invece, si va verso il rinnovo del prestito. Comunque di tutte le questioni legate al Genoa, Sabatini ne parlerà con il collega rossoblù, Foschi, nella giornata di domani.
In entrata, oltra a Rafael, la Roma è alla ricerca di diversi giocatori in diversi ruoli. Perquanto riguarda la difesa, oltre alla definizione dell’affare Wallace (terzino brasiliano di proprietà del Chelsea che dovrebbe arrivare in prestito), sono molti i giocatori che Sabatini sta seguendo. Tra questi il centrale francese del Valencia, Rami, che ieri ha rilasciato un’intervista a “L’Equipe”: «Mi hanno cercato Inter e Roma, ci sono stati deicontatti ma ancora non si può dire niente di sicuro sul mio futuro - le parole del 27enne-. Mi volevano rinnovare il contratto, la proposta era interessante, ma ho rifiutato: cisono sessanta possibilità su cento che vada via».

Forte, inoltre, interesse per Benatia dell’Udinese anche se costa molto. Ilfrancomarocchino piace molto a Sabatini che nei prossimi giorni potrebbe incontrarePozzo a Barcellona dove il presidente bianconero vive. Per quanto riguarda ilcentrocampo piace, e non poco, Nainggolan del Cagliari. L’accordo con il giocatore ci sarebbe ma Cellino, per il momento, non ne vuole parlare, specialmente con la Roma. In attacco, data la cessione di Osvaldo, la Roma si muoverà sicuramente anche se iltitolare per la prossima stagione dovrebbe essere Mattia Destro su cui la dirigenza giallorossa punta molto.

NUOVE REGOLE Intanto, cambiano le regole del calciomercato per le società di SerieA in vista della prossima sessione. Il Consiglio federale, infatti, ratificherà alcunemodifiche importanti di deregulation, allo scopo di sbloccare il mercato interno erilanciare il giro d’affari. Verrà, infatti, posticipata la deadline del calciomercato, chesarà spostata al 2 settembre alle ore 23, un’ora prima della fine internazionale dellachiusura delle trattative.

sabato 1 giugno 2013

AS ROMA : ARRIVA IL LAZIALE ?

Qualcuno storce la bocca, eppure "il mancio" sarebbe davvero il nome giusto per la rovente panchina romanista. Nonostante l'ultima poco entusiasmante annata, il "laziale" ha vinto parecchio in carriera.
E lo ha fatto anche in squadre non eccezionali ( vedere i trionfi in coppa italia con lazio e fiorentina), imponendosi sempre con carisma e personalità sui giocatori allenati.

(Corriere della Sera – G.Piacentini) - La lunga attesa per conoscere il nome del prossimo allenatore della Roma sta bloccando il mercato giallorosso.
Perfino un d.s. «esuberante » come Walter Sabatini, da sempre abituato a fidarsi delle proprie intuizioni senza consultare il suo allenatore, sa che dopo due anni in cui non sempre ha preso calciatori funzionali ai tecnici che hanno guidato la Roma, non può permettersi di fare lo stesso errore. Per questo prima di concentrarsi sulle decisioni più importanti, si sta dedicando ad operazioni obbligate (come la cessione di Osvaldo, che ormai ha rotto con l’ambiente e con i compagni), «sicure» - il portiere Rafael, che però arriverà solo dopo la cessione di Stekelenburg al Fulham - o a costo zero, come l’arrivo in prestito (via Chelsea) del terzino brasiliano Wallace.

In attesa dei colpi che dovranno far fare il salto di qualità alla rosa, c’è un’altra priorità: bisogna piazzare una serie di calciatori che non fanno parte dei programmi della società, ma che pesano sul bilancio per oltre 26 milioni di euro. Se i 2.5 milioni lordi che guadagna Simone Perrotta potranno essere tolti dalla voce «spese» dal prossimo primo luglio, lo stesso non si può dire per Taddei (1.9), Julio Sergio (0.7 più i premi) e per il rientrante Brighi (2.3), tutti con il contratto in scadenza 2014.

Stesso discorso per Nicolas Burdisso, che potrebbe decidere di chiudere la carriera in Argentina: in questo caso la Roma gli concederebbe la lista gratuita, come ha fatto con Pizarro, risparmiando 4.5 milioni lordi. Lo stipendio più oneroso, però, è quello di Marco Borriello, che tornerà alla base dopo la stagione al Genoa. L’ex attaccante del Milan ha ancora due anni di contratto a 5.4 milioni a stagione, un ingaggio che gli preclude la possibilità di rimanere in giallorosso come attaccante di scorta. Per lui dovrà essere trovata una sistemazione, anche in prestito, ammesso che ci sia una squadra disposta a pagargli lo stipendio. Ha ancora tre anni di contratto a 1.3 milioni a stagione, invece, José Angel, che tornerà alla base dopo un’annata non entusiasmante alla Real Sociedad. Alleggerire il bilancio di tutti questi stipendi equivale al costo di un top player, che anche grazie a queste operazioni “minori”, avrebbe maggiori possibilità di arrivare. Per la felicità dei tifosi, e del nuovo allenatore.

 La Roma si muove sul mercato. Come riporta il Corriere dello Sport, si stanno per concretizzare i primi due colpi di mercato della Roma prossima futura.Uno in uscita, Stekelenburg e l’altro in entrata, Rafael. Due estremi difensori dalle caratteristiche molto diverse e anche di due generazioni diverse: 31 anni l’olandese, 23 il brasiliano con passaporto europeo.
L’olandese volante ma non troppo lascia dopo due stagioni abbastanza incolori in cui ha pagato anche l’estrema allegria difensiva della squadra. Lui però non è che ci abbia messo quel qualcosa in più. E pensare che è arrivato da vice campione del mondo, protagonista in Sudafrica con la nazionale dei tulipani. Va al Fulham, che l’aveva già cercato a gennaio. (…)  La Roma lo cede per 4,5 milioni alla squadra londinese. Nei prossimi giorni visite mediche e firma.
Arriva dalla squadra che fu di Pelè e che è stata fino a qualche giorno fa di Neymar. Rafael è un portiere in grande ascesa, già nel giro della nazionale brasiliana dove però gli viene preferito Cassio. ha fisico, reattività, riesce spesso a parare i rigori (che non guasta per un portiere, unico dubbio è l’adattabilità al calcio europeo ed italiano in particolare. Ma con davanti una coppia centrale formata presumibilmente da Marcos e Castan, non dovrebbero esserci dubbi sul suo veloce ambientamento a Roma, dove i brasiliani soffrono meno la saudade. La Roma lo pagherà una cifra intorno ai 5 milioni di euro.