venerdì 21 giugno 2013

AS ROMA: ARRIVANO LE CONFERME !

Le mie "fonti" difficilmente sbagliano...ecco infatti come i principali quotidiani sportivi stiano "trattando" la chiusura di due importanti operazioni di mercato...


CORSERA (G. PIACENTINI) - La Roma stringe per Mehdi Benatia e accelera per Radja Nainggolan. Archiviata la questione- allenatore, Walter Sabatini ieri si è potuto dedicare alle tante comproprietà rimaste in sospeso. Solo in apparenza trattative secondarie, perché proprio la definizione di tutte queste operazioni ha potuto dare al direttore sportivo un quadro preciso della rosa e la disponibilità di giovani da inserire in quelle «maggiori». Valerio Verre e Gianluca Caprari, riscattati rispettivamente dal Genoa e dal Pescara, potrebbero entrare nella trattativa per Nainggolan. Per il centrocampista belga del Cagliari, con il quale ha già un accordo di massima, raggiunto attraverso il suo agente Beltrami, Sabatini presenterà una nuova offerta piuttosto articolata: una cifra cash che dovrebbe oscillare tra i 9 e gli 11 milioni, a cui vanno aggiunte le comproprietà di Verre (classe 1994) e Caprari (1993). Un’offerta che dovrebbe accontentare anche il presidente sardo Massimo Cellino, che pochi giorni fa aveva dichiarato il calciatore incedibile.
Nell’operazione potrebbe rientrare anche Alessio Romagnoli (classe 1995), ma la Roma è restia a cederne la metà e prima di privarsene, anche in prestito, vorrebbe avere la certezza di arrivare al difensore croato Tin Jedvaj (altro ’95), intorno al quale ieri si è scatenato un giallo. Quando sembrava tutto fatto, con la Roma che aveva trovato l’accordo con il calciatore, dalla Croazia è rimbalzata la notizia di una richiesta di 8 milioni da parte della Dinamo Zagabria rispetto ai 5 offerti dalla Roma. Fino a quando non arriverà la fumata bianca, è probabile che non si muoverà nemmeno Romagnoli, che interessa anche all’Udinese che vorrebbe inserirlo nella trattativa per Benatia, in stand-by da parecchi giorni. In Friuli finirà quasi certamente solo Nico Lopez.
Ad agitare gli animi ci ha pensato Miralem Pjanic, che ad un sito calcistico bosniaco (www.sport.ba) ha dichiarato di «non sapere ancora quale sarà il suo futuro». Una frase che ha fatto suonare più di un allarme dentro Trigoria, soprattutto perché nelle ultime ore sono uscite nuove voci su un presunto interessamento del Barcellona per il centrocampista. Per quanto riguarda le altre comproprietà, Sabatini ha rinnovato quelle di Pettinari (Crotone) e Bertolacci, lasciando al Genoa la seconda metà di Tachtsidis. Il d.s. ha creato un vero e proprio asse di mercato con il Pescara: per la metà di Caprari, infatti, ha ceduto in comproprietà Piscitella (riscattato dal Genoa) e Politano, oltre ai prestiti (con diritto di riscatto della metà) di Viviani e Frascatore. Il Sassuolo, infine, ha esercitato il diritto di riscatto sulla metà del cartellino di Antei.

 IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Domani sera non ci sarà e non sarà la stessa cosa. Perché Italia-Brasile con o senza De Rossi fa una bella differenza. Per lui, ammonito mercoledì a Recife (e già diffidato) appuntamento alla semifinale della Confederations Cup che l’Italia è già sicura di giocare anche e soprattutto grazie alla sua voglia di reagire a una mezzora in cui di fronte c’era il Giappone ma sembrava che fosse già la Seleçao. Sulle fasce sembrava di vedere Marcelo e Dani Alves e invece erano Uchida e Nagatomo. Un monologo che Daniele, primo tra gli azzurri, ha provato ad interrompere. Prima spendendo un fallo da giallo, poi, anzi soprattutto, con quel gol che ha riaperto la partita. Il suo centro numero 15 in Nazionale. Che è tantissimo per chiunque.
Per un centrocampista è di più, è il massimo. Perché quasi nessun “non attaccante” ha mai segnato di più in maglia azzurra. Quasi perché c’è l’eccezione di Adolfo Baloncieri, che fu grandissimo anche se in un’altra epoca, in un’altro calcio. E molte grandi punte o numeri 10 della storia italiana sono già rimasti dietro Daniele. L’ultimo in ordine di tempo è stato addirittura Gianni Rivera. Il Golden Boy, il calcio degli anni 60 e 70, l’uomo di Italia-Germania 4-3. Dietro anche lui. Davanti, a una sola rete di distanza, ci sono l’ex compagno anche in giallorosso Luca Toni e Gianluca Vialli. Bomber, centravanti, prime punte. Lui no, lui è chiamato ad altri compiti, lui dovrebbe rompere il gioco avversario e ricostruire. Eppure, se non ci fosse stato lui, con ogni probabilità l’Italia avrebbe rimediato una figuraccia contro il Giappone oltre a compromettere il cammino nella Confederations, per quanto questa competizione possa davvero interessare i tifosi.
E invece c’è stata quella inzuccata, piena, tonda, alla De Rossi. Che ha riaperto la sfida, ha ridato vitalità all’Italia. E poi pure il La all’azione del definitvo 4-3 con quel tocco nello spazio per Marchisio. Insomma un De Rossi vitale, magari non stellare, ma comunque il migliore del centrocampo azzurro. Che dovrà saltare "la" partita. Quella col Brasile. Poco male, perché l’Italia è in semifinale e quindi è poco più di un’amichevole. E in amichevole col Brasile De Rossi non solo ci ha giocato, ma gli ha pure segnato. Tre mesi fa esatti, nel primo giorno di primavera. E anche allora fu determinante per dare una scossa dopo l’uno-due della Seleçao.
D’altronde, decisivo in azzurro lo è stato sempre, fin dalla prima volta. Era il 4 settembre del 2004. Daniele aveva appena 21 anni, compiuti pure da poco. Esordio in azzurro e 4 minuti per fare la storia, per raddrizzare la barca azzurra che era già stata colpita dalla Norvegia di Carew. La prima di 15 gemme. Che poi sarebbero 16. Perché c’è quella più importante anche se non fa classifica. Quel rigore calciato a 23 anni da compiere in una finale mondiale dopo che il mondo intero l’aveva etichettato come quello della gomitata a McBride. Buum e "buttace i guanti". Campione del mondo, vice campione d’Europa, bronzo olimpico under 21 e campione d’Europa sempre under 21. Ecco chi è oggi per il mondo Daniele De Rossi, l’uomo dalle 88 presenze in Nazionale maggiore, che arrivando in finale diventerebbero 90. Non potranno essere 91 perché domani sera a Salvador de Bahia non ci sarà. Novantuno, come Del Piero, che supererà presto, e poi le 94 presenze di Facchetti e ancora su su fino alla cima. Perché De Rossi, il romanista più azzurro di sempre, non si ferma 

 IL ROMANISTA (A. F. FERRARI) - La Roma lo ha praticamente preso. C’è un accordo di massima, vanno definiti i dettagli, in pratica le contropartite tecniche. Negli ultimi due anni molti tifosi italiani, in particolare quelli dell’Udinese, lo hanno conosciuto calcisticamente. Ma chi è Mehdi Benatia Che carriera ha fatto? Medi Amine Benatia El Moutaqui nasce il 17 aprile del 1987 a Courcouronnes (in Francia) da padre marocchino e madre algerina. Muove i primi passi da calciatore nell’Evry e nel Créteil (entrambe squadre francesi), prima di entrare nel prestigioso Istituto Nazionale di Calcio di Clairefontaine, un’accademia nazionale specializzata nell’accrescimento e nell’allenamento di giovani e promettenti calciatori francesi (punto di riferimento per gli osservatori di molte squadre come il Manchester United e il Chelsea). Una vera è propria scuola di calcio aperta nel 1988 a 50 km da Parigi. Da questa accademia sono usciti moltissimi professionisti che hanno fatto la storia del calcio francese come Anelka, Gallas e Henry. E altri che forse la faranno come Ben Arfa, Diaby e Obertan. Benatia poi decide di entrare nel settore giovanile dell’Olympique Marsiglia, dove rimane per più di quattro anni. Nel 2006, con lo scopo di fare un po’ di esperienza viene prestato al Tours, dove disputa 29 partite. La stagione successiva, invece, la passa (sempre in prestito) al Lorient, dove però non scende mai in campo a causa di un brutto infortunio al ginocchio che, addirittura, ne mette a rischio la carriera. Tornato al Marsiglia, essendo chiuso, nel giugno del 2008 accetta il trasferimento a titolo definitivo al Clàrmont, club di Ligue 2. Qui, grazie anche alla continuità che riesce a trovare, con le sue brillanti prestazioni attira le attenzioni di molti club europei.
Tra i tanti la spunta l’Udinese. Il club bianconero, infatti, nel gennaio del 2010, per soli 500mila euro lo acquista lasciandolo fino a fine stagione al Clàrmont. Dopo l’esordio in serie A contro l’Inter, alla sesta giornata contro il Cesena (al 92’ minuto) arriva il primo gol in Italia. Rete che tral’altro risulterà decisiva per la vittoria dell’Udinese. Alla fine chiuderà la stagione con 34 presenze e 3 gol. Nella stagione successiva (2011/2012) totalizza 38 presenze e 2 gol. Nell’ultima stagione, conclusasi poche settimane fa, ha invece collezionato solo 19 presenze e 2 gol a causa di numerosi problemi muscolari in particolare nella zona degli adduttori.
Per quanto riguarda la Nazionale, sebbene inizialmente avesse iniziato la carriera nella selezione francese, nel 2005 sceglie di rappresentare il Marocco (paese natale del padre). Con la squadra nordafricana esordisce il 19 novembre 2008 contro lo Zambia. Il 4 giugno del 2011 mette a segno anche la sua prima rete internazionale nella partita contro l’Algeria (paese in cui è nata la madre). La vita privata di Banatia è sempre stata molto tranquilla, all’insegna del rispetto di tutto e tutti. «Sono molto credente - ha confessato nei giorni scorsi il francomarocchino in un’intervista alla Gazzetta dello Sport - prego cinque volte al giorno. Prima dell’alba, a pranzo, nel pomeriggio, al tramonto, prima di dormire. Però non sono rigido con gli orari e non faccio il ramadan. È una cosa personale, ma per me le basi sono rispetto per tutti e pace». È la stessa intervista, peraltro, dove confessa la sua simpatia per i colori giallorossi: «Con l’Udinese sono sempre arrivato davanti alla Lazio. E loro da noi hanno sempre perso». 
Tecnicamente, invece, è un difensore molto duro: nella sue 80 presenze con la maglia bianconera è finito 25 volte sul taccuino dell’arbitro ma può vantarsi di non esser mai stato espulso. Forte fisicamente (1,91 cm per 88 kg), è bravissimo in marcatura e abile sulle palle inattive anche in fase offensiva. Il giocatore è universalmente riconosciuto come uno dei difensori centrali emergenti del nostro campionato. Nella stagione 2010-2011 è stato, inoltre, votato dai tifosi del nostro campionato come miglior difensore della serie A. Sotto il punto di vista caratteriale non ha mai dato problemi e in campo è uno di quei giocatori che “non molla mai”.
Le uniche perplessità sul suo conto nascono dalla sua tenuta fisica: oltre all’infortunio al ginocchi rimediato ad inizio carriera, infatti, nelle ultime stagioni è stato spesso colpito da problemi muscolari. Infortunii non gravi ma comunque fastidiosi e che gli hanno fatto perdere numerose partite. Sicuramente, se Benatia riuscirà a risolvere i guai fisici che lo hanno afflitto quest’anno, la Roma avrà trovato un difensore solido e affidabile per il prossimo campionato. Resta da capire, però, in che tipo di difesa giocherà. Difesa a tre o a quattro? Domanda che si sono posti in molti visto che Benatia è considerato più adatto ad una difesa a tre, dove ricoprirebbe il ruolo di difensore esterno di destra, che a una difesa a quattro. Dubbio che nei giorni scorsi è stato sciolto dal capo degli osservatori dell’Udinese, ed ex giocatore della Roma, Manuel Gerolin: «È un giocatore che può giocare a destra e può fare, se serve, anche il laterale destro – le sue parole a Radio Manà Sport -. Ha giocato ad Udine in una difesa a tre, ma è molto intelligente e si saprebbe adattare bene anche in un’eventuale difesa a quattro».

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